È domenica 2 agosto: in mattinata il presidente dell’ENPA di Monza e Brianza Giorgio Riva riceva una chiamata da parte dell’ATS che segnala la presenza di una pecora vagante per le vie di un comune brianzolo (per motivi di sicurezza riteniamo preferibile non rivelarne il nome). ATS chiede a ENPA di rendersi disponibile per il recupero dell’animale. Una telefonata tra ENPA e locale Stazione dei Carabinieri chiarisce che l’ovino, che rischiava di essere investito, è stato bloccato e diretto da alcuni cittadini in un’area giochi per bambini.
Immediatamente il presidente dell’ENPA di Monza, accompagnato dal volontario Filippo, a bordo del mezzo idoneo si reca sul posto. Qui incontra due abitanti che hanno partecipato alle operazioni di recupero: sono preoccupati perché non lontano degli “strani personaggi” stanno cercando la pecora e temono quindi per la sua sorte.
La pecora, di razza gigante bergamasca, è visibilmente spaventata, non si fida dell’uomo e per i due soccorritori il suo recupero si rivela un’ardua impresa, visto lo spazio a disposizione. Ma dopo un’ora e mezza di tentativi finalmente riescono a bloccarla, con delicatezza e pazienza, a caricarla sul furgone e a portarla al rifugio di via San Damiano.
L’animale era stato legato a una zampa con una corda talmente stretta che, una volta tagliata dai volontari dell’ENPA, ha lasciato un profondo solco inciso nella carne. Per fortuna della pecora la corda si era rotta e così l’animale era riuscito a liberarsi. Tutti questi elementi fanno sicuramente pensare a un animale acquistato da un pastore per essere macellato abusivamente nei riti della imminente festa del sacrificio celebrata dalla comunità Islamica.
Al rifugio di Monza la pecora (chiamata Fortunata per ovvi motivi) si è ambientata subito, andando a ingrossare il gregge (5 pecore e 8 capre) già abbastanza nutrito e trovando un feeling immediato (affinità di gregge e di razza?) con l’altra gigante bergamasca Pirù, arrivata un anno fa (insieme nella foto sotto a destra).
Visitata dai veterinari dell’ATS, la pecora risulta in ottime condizioni, anche se una rotondità sospetta potrebbe far pensare che sia gravida. Chissà che a breve non si possa festeggiare un lieto evento…
Salvata dalla macellazione
Salvare un cane o un gatto spesso significa risparmiare una vita di maltrattamenti e di stenti. Ma per una pecora trovata vagante il salvataggio ha una valenza in più perché significa, quasi sempre, salvarla dalla macellazione rituale, una pratica di origine religiosa che sia per la legge islamica sia per i precetti ebraici non prevede lo stordimento preventivo.
L’animale, infatti, deve essere cosciente al momento dell’uccisione che viene effettuata tramite la recisione di trachea ed esofago. Questa pratica, estremamente cruenta, è consentita in Italia solo se praticata in uno degli oltre 200 macelli autorizzati. Purtroppo sono frequenti i casi di macellazione clandestina, pratica illegale e perseguibile per legge che avviene spesso con la connivenza di pastori compiacenti che per denaro non si fanno scrupolo di fornire ovini di qualsiasi età, privi ovviamente di marche auricolari affinché sia impossibile risalire all’allevamento di provenienza.
Questo nonostante tutte le associazioni animaliste chiedano da tempo, con diverse proposte di legge nel corso degli anni, che ogni tipo di macellazione sia preceduta da un preventivo stordimento degli animali e non sia più consentita alcuna eccezione per l’uccisione rituale ebraica ed islamica, anche in macelli autorizzati.
Pubblicato il 23 agosto 2020