Nato in periodo medievale, il roccolo (foto sopra e sotto a destra), costituito da serie di alberi disposti in circolo tra i quali vengono posizionate reti e al cui centro vengono posti gli uccelli da richiamo in piccolissime gabbie, era una postazione di caccia utilizzata dagli uccellatori per catturare avifauna migratoria viva. Oggi la maggior parte dei roccoli è abbandonata a se stessa, ma alcuni si possono considerare esempi ben conservati di architettura naturalistica.
Pensavamo che i roccoli, nelle cui maglie oltre agli uccelli “autorizzati” finiscono anche migliaia di piccoli uccelli che non sopravvivono (e che alimentano il mercato abusivo della “polenta e osei”), appartenessero ormai a una crudele tradizione venatoria del passato, anche alla luce di quanto era accaduto nell’ottobre scorso, quando il Consiglio regionale della Lombardia aveva bocciato il tentativo di riattivare la cattura di richiami vivi.
Purtroppo, a distanza di poco più di un anno, le cose sembrano volgere al peggio: l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi, appartenente a quella Lega da sempre sostenitrice della lobby dei cacciatori, lo scorso 31 luglio ha annunciato la riapertura di 24 roccoli in Lombardia nel periodo compreso tra il 1° ottobre e il 15 dicembre.
La Regione autorizza “la cattura di uccelli selvatici (tordo bottaccio, tordo sassello, cesena e merlo, ndr) a fini di richiamo”. Potranno essere catturati massimo 12.700 uccelli da richiamo. Due terzi dei roccoli, 16 su 24, saranno attivi nel Bergamasco, 7 opereranno nel Bresciano, uno in provincia di Lecco. Ogni roccolo dovrà essere autorizzato dalla Regione. Nelle intenzioni della giunta, un quinto delle catture dovrà essere destinato agli allevamenti professionali per la riproduzione di soggetti in cattività.
Le associazioni ENPA, LAC, LAV, LIPU, WWF e CABS (Committee Against Bird Slaughter) si sono unite per far fronte a quella che si preannuncia come una strage: 13mila piccoli uccelli (tordi, merli e cesene) saranno regalati ai cacciatori ed allevatori per attirare le prede. E questo nonostante i pareri negativi di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) e del Ministero dell’Ambiente, e rifiutando la sostanziale abolizione contenuta nella legge nazionale 157/1992 della cattura di richiami vivi, avvenuta nel 2015 anche per rispondere ad una procedura europea.
Per questi motivi ENPA, LAC, LAV, LIPU, WWF e CABS condannano fortemente l’iniziativa regionale e hanno annunciato il ricorso alla giustizia amministrativa, la richiesta di intervento del Ministero dell’Ambiente e la denuncia alla Commissione UE con richiesta di riapertura della procedura e la conseguente condanna.
Tutti in piazza a protestare
Sabato 21 settembre, dalle 14.30 alle 17.30, le associazioni LAC, LAV, CABS LIPU, ENPA e WWF organizzano un presidio contro la caccia, a Milano in piazza Duca d’Aosta/Palazzo Pirelli (a due passi dalla Stazione Centrale). Una protesta pacifica ma severa contro i pessimi provvedimenti della Regione Lombardia, tra cui la cattura dei piccoli uccelli migratori a fini di impiego come richiami vivi.
Per rimanere aggiornati sul presidio, vai sulla pagina facebook dell’evento.
Si può protestare anche online
Su www.change.org è stata lanciata una petizione per dire NO alla cattura di richiami vivi in Lombardia che ha raggiunto quasi 41.000 adesioni. Per firmare anche tu, clicca qui.
Pubblicato il 17 settembre 2019