Caccia ludico-ricreativa al cinghiale prolungata per 5 mesi, anche durante la fase di riproduzione della fauna selvatica, particolarmente tutelata da leggi e direttive Europee. Con il pretesto del controllo faunistico, uccisioni possibili anche nelle aree protette e nei centri urbani, impiegando “operatori privati” – ovvero cacciatori – 365 giorni l’anno; scomparsa di tutti i sistemi di prevenzione.
Cingolani, il “Ministro dei Cacciatori”
Queste le modifiche alla legge 157 del 1992 sulla tutela della fauna selvatica e regolamentazione della caccia – di cui ci risulta essere portavoce il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ovvero l’ormai “ministro dei cacciatori” Roberto Cingolani – che dovrebbero essere presentate a breve in Conferenza Stato-Regioni. Misure tra l’altro pericolosissime per la diffusione della Peste suina africana (PSA): mentre si isolano zone “infette” e l’ISPRA riconosce che la diffusione della malattia non ha nulla a che vedere con la densità delle popolazioni di cinghiali, questo provvedimento propone spari ovunque, con conseguenti contaminazioni e concreto rischio di diffusione della PSA, in tutto il territorio nazionale.
Un provvedimento pericoloso e antiscientifica
«A nulla sono servite audizioni, lettere, coinvolgimento di illustri rappresentanti del mondo scientifico: si tratta di un provvedimento pericoloso, dannoso, cieco alle istanze della scienza, della precauzione sanitaria – dichiarano le associazioni. È un testo ad uso e consumo dei cacciatori, un ulteriore tentativo di stravolgere la legge quadro solo per ricevere consensi dal mondo venatorio, da quella parte del mondo agricolo che continua ad essere “presa in giro” con finte soluzioni quali gli abbattimenti, e da persone a cui, dopo oltre 20 anni di politiche di sterminio, credono ancora banalmente ed ingenuamente che le uccisioni possano risolvere una questione ben più complessa.»
Non attività venatoria ma “gestione faunistica”?
Secondo le associazioni, la strada da seguire per una corretta “gestione” del cinghiale è proprio nell’applicazione della legge 157 del 1992, che evidentemente risulta troppo scomoda: «Si è preferito estendere la caccia al cinghiale fino al 28 febbraio, per poi prolungarla 365 giorni l’’anno: per giustificare tale “caccia selvaggia” il testo ipocritamente afferma che questa non sarebbe attività venatoria ma gestione faunistica. Viene da chiedersi, allora, perché non ci sia traccia, nel testo, di riferimenti a ricerca scientifica in una materia che è prettamente scientifica e non venatoria.»
Assecondati ancora una volta gli interessi dei cacciatori
«Che il Governo ascolti le voci dell’accademia, che chiede ben altre misure, anche per contrastare la diffusione della PSA, come l’abolizione della caccia al cinghiale, e cancellando la braccata, tecnica venatoria non selettiva e devastante utilizzata anche nel controllo faunistico, e che ha causato fenomeni come l’uccisione della matriarca, la dispersione del branco, la maggiore capacità di riproduzione.
Inoltre, – prosegue il comunicato congiunto delle associazioni – escluda il mondo venatorio dalla gestione faunistica, in quanto l’interesse principale dei cacciatori è proprio far aumentare la presenza dei cinghiali – preda di grande valore economico – e si lavori con una visione globale, con una consapevolezza ambientale, partendo dall’applicazione dei metodi di prevenzione, che hanno dimostrato di funzionare laddove applicati correttamente. Inoltre, se con l’approvazione di questo testo, ci sarà una maggiore diffusione della Peste Suina, il Governo sarà il primo responsabile, e le attività colpite sapranno a chi chiedere spiegazioni».
Pubblicato il 24 maggio 2022