Caccia al cervo e tiro con l’arco al cinghiale: in Veneto si è tornati al Medioevo. ENPA lancia una protesta sui social

Oltre 3.000 cervi condannati a morte perché considerati in soprannumero in Provincia di Belluno e il Parco Regionale dei Colli Euganei che recluta 15 arcieri per divertirsi a uccidere i cinghiali. Queste le ultime novità sulle politiche del Veneto in materia di gestione faunistica, illegittimamente relegata – fucile in braccio o arco in spalla – a cosiddetti “operatori privati” che non sono riconosciuti dalla legge nazionale. Tali operatori altro non sono che i soliti cacciatori.

Le campagne di sterminio sono inutili

È scientificamente fallimentare il ricorso alle uccisioni qualora – a seguito di censimenti che ci risultano essere solo stime – si debba intervenire nella gestione di alcune specie: lo dimostrano oltre 20 anni di campagne di sterminio a danno di tante specie. Ma, soprattutto, questo ricorso facile al mondo venatorio tramite personale “adeguatamente” formato è illegittimo ai sensi della legge nazionale, che esclude proprio tali figure (art. 19 della legge 157 del 1992 sulla tutela della fauna). Evidentemente non bastano le ben sette sentenze della Corte Costituzionale che hanno sancito tale illegittimità e hanno sottolineato che i metodi ecologici – gli unici veramente efficaci – devono essere applicati e verificati prioritariamente a qualsiasi intervento sugli animali.

L’Ente Nazionale Protezione Animali sottolinea come, ad esempio, la messa in sicurezza delle strade – con strumenti di dissuasione per la fauna in procinto di attraversamento e che riduca la velocità dei veicoli in punti ritenuti sensibili – sia solo uno dei numerosi strumenti che rimangono inapplicati.

Riteniamo ancora più grave la decisione – arcaica e brutale – di reclutare arcieri per consentire di uccidere con “divertimento” i cinghiali – i quali vengono comunque sterminati senza voler veramente puntare alla convivenza, unica strada possibile. Insomma, in Veneto si tocca il fondo: si sta tornando nel Medioevo con delle scelte inaccettabili dal punto di vista etico, scientifico e legale.

Possiamo dire no!

La Protezione Animali ha deciso di lanciare una protesta su Facebook per far sentire la voce anche di tutte quelle persone che dicono no a queste politiche di sangue sulla pelle degli animali.

Aderite alla nostra protesta qui.

Pubblicato il 24 luglio 2020