Trovato cucciolo di Pastore Tedesco in una fabbrica di operai cinesi.

Un cucciolo di pastore tedesco tenuto in una ditta dismessa piena di macerie a Lissone (MB). L’ennesima segnalazione di un cane gestito in modo inadeguato è arrivata alla sede dell’ENPA di Monza e Brianza il 18 luglio.lupo ns 2
Arrivati sul luogo indicato, due volontari del nucleo anti-maltrattamento di primo acchito vedono due grandi capannoni in fase di ristrutturazione, circondati da cumuli di macerie edili. Ma si accorgono ben presto che dentro i capannoni c’è una grande attività e, in effetti, trovano una decina di operai cinesi al lavoro su altrettante macchine da cucire: una vera e propria fabbrica funzionante.
Vengono subito accolti da un grazioso cucciolo di pastore tedesco di quattro mesi, leggermente sottopeso. La proprietaria, una ragazza cinese, dice che il cane, una femmina di nome Wang, era stata acquistata qualche giorno prima da un allevamento di pastori tedeschi di Pavia.
La detenzione dell’animale è palesemente inadatta poiché il luogo non è sicuro, dati i lavori in corso e per la presenza delle macerie. Ma non solo: la cucciola, in assenza di giochi o altri passatempi, sta mangiando un materasso di gommapiuma, rischiando il soffocamento. Inoltre non ha una cuccia ed è sprovvisto di microchip e documenti.lupo 3
La proprietaria viene richiamata per le modalità di detenzione assolutamente non in linea con il benessere psicofisico dell’animale e le vengono fornite tutte le informazioni e delucidazioni relative alle leggi italiane di cui non sapeva nulla. E’ stata inoltre diffidata dal prendere qualsiasi altro animale.
I volontari ritirano la cucciola che ora si trova al canile di Monza dove, dopo un’accurata visita veterinaria e l’applicazione del microchip, potrà essere adottata.
Le autorità competenti verranno informate della presenza della fabbrica al fine di poter verificare che sia tutto a norma di sicurezza.
Le responsabilità di allevatori e negozianti
E’ stato contattato il presunto allevatore per sensibilizzarlo sulla necessità di avere più attenzione nel vendere i cani, curando maggiormente l’informazione circa l’impegno richiesto per l’educazione e la crescita dell’animale e le modalità per la sua corretta detenzione. Troppo spesso, infatti, negozi e allevamenti vendono animali (di ogni specie) senza dare adeguate informazioni circa l’educazione e l’impegno che richiedono, e senza preoccuparsi della preparazione degli acquirenti o delle condizioni in cui l’animale andrà a vivere. Accogliere un animale in famiglia è sempre un investimento in termini di tempo, di impegno e di pazienza, prerequisiti per potergli dare una corretta educazione e socializzazione.
L’allevatore in questo caso ha negato che il cane provenisse dal suo allevamento e, essendo questi sprovvisto di microchip, l’attribuzione è risultata impossibile.