Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l’acquisto di animali esotici, in particolare tartarughe d’acqua, scelti spesso perché erroneamente ritenuti meno impegnativi di un cane o di un gatto. Contemporaneamente si è assistito, purtroppo, a un aumento esponenziale degli abbandoni di questi animali, quando dopo l’entusiasmo degli inizi ci si scontra con le prima difficoltà nella loro gestione.
Le tartarughe vendute nei negozi, grandi come una moneta da 2 euro, spesso non ricevono le cure adeguate a causa della scarsa o errata informazione. È bene ricordare che NON ESISTONO TARTARUGHE NANE. Le più comuni sul mercato (Trachemys scripta scripta o tartaruga dalle guance gialle) crescono e raggiungono i 20 cm di grandezza, richiedono quindi molto spazio e per questo le classiche vaschette con la palme sono inadeguate. Nella foto sopra a sinistra, una tartaruga adulta accanto alla vasca che solitamente viene venduta assieme alle giovanissime e piccolissime tartarughine. Nella foto in alto, le crescenti dimensioni della tartaruga a seconda dell’età.
La mancanza di spazi porta spesso le famiglie a disfarsi delle tartarughe nei modi più disparati, causando danni all’ambiente e agli stessi esemplari. Un esempio? Domenica 2 aprile alcuni volontari che si occupavano dei gatti della colonia felina all’interno della discarica di Concorezzo (MB) si sono visti sbucare da un cassone di rifiuti una grossa tartaruga. Portata in canile, è stata chiamata Tip (nella foto qui a destra), è in buono stato di salute, anche se la lotta per la sopravvivenza le ha lasciato in eredità grosse lesioni alle zampe.
Molto spesso, inoltre, viene consigliata un’alimentazione a base di gamberetti secchi, una dieta sbagliata che insieme alla mancanza di luce adeguata causa seri problemi ossei. È quello che è successo alla nostra Frisbee, (foto a sinistra) trovata il 20 marzo in un prato in una frazione di Monza con gravi deformità che le impediscono di nuotare in completa autonomia (anche a causa di una vecchia frattura alla zampa anteriore sinistra) e che le rendono difficoltosa una vita normale. Nella foto è visibile il carapace appiattito, da cui il nome dato all’animale.
Oltre a loro, presso ENPA Monza sono ospitate circa altre 30 tartarughe. Tutte si portano dietro molti problemi causati dalla precedente gestione o dall’abbandono che le vede vittime spesso di investimento, come C17, arrivata con una grave frattura del carapace. Nella foto a destra, la sostanza giallastra sono placche in resine che chiudono la frattura.
ENPA ribadisce come sempre l’importanza di informarsi molto bene sull’animale che si intende introdurre in famiglia sia per farlo stare al meglio sia per una convivenza serena.
Per info: chiunque fosse interessato all’adozione di uno o più di questi esemplari, disponendo di un ambiente idoneo con un laghetto, è pregato di contattare ENPA di Monza e Brianza a selvatici@enpamonza.it / tel. 039-835623.